Il
cielo si frantuma in cocci metallici sul sepolcro della mia amata e la
“DIASPORA” comincia… mi
specchio in un tagliente frammento di notte e scopro il mio volto deformato.
Gli
anni mi hanno reso il pirata più temuto dei sette mari, ma ancora un demone
ride alle mie spalle, un demone biondo dalla pelle di seta, un mostro bifronte
ancora popola i miei sogni…
…li davanti c’è ancora la strada e qualsiasi rifugio è una menzogna
o un comodo letto per i vigliacchi e i cattivi… e cosi le parole evaporano nel
sonno, sono rantoli d’ebrezza. Fili di
perle e il cielo è schizzato d’inchiostro: è ancora notte e il passato ritorna
nelle giare ricolme di vino. Sulla testa ho una piccola fata, sento il rullo dei
suoi tacchi sul teschio, è indispettita dalla pioggia e un diavolo di violino
accompagna la sua stridula danza. Ne
abbiamo avute di visioni, l’occhio produce scheletri dal nulla, le limpide
prigioni di Golconda ci fecero prigionieri del nostro migrare, schiavi di un
paese altrove, di un altro…altro posto. Queste
dodici stelle che seguono lo stesso cammino sono il popolo della mia nascita, un
popolo senza nome…
A. & A. Granese